a cura di Dott.ssa Maria Chiara Angeloni
Gli attacchi di panico sono comuni e in alcune persone sono così frequenti da compromettere la qualità della loro vita quotidiana.
Il disturbo di panico è caratterizzato da episodi di ansia intensa con pensieri come ad esempio paura di morire, di svenire, di avere un malore, e da costante preoccupazione di avere un nuovo attacco e/o un cambiamento significativo dello stile di vita in funzione del timore di avere nuovi attacchi.
Chi ha avuto un attacco di panico in una particolare situazione può credere che ne avrà un altro se si esporrà alla stessa situazione o ad una situazione simile e può imparare presto a riconoscerla ed evitarla.
Si parla in questi casi di evitamento. Maggiori sono gli evitamenti, maggiori saranno gli sforzi e il tempo necessario per superare il disturbo.
Capita così di iniziare ad evitare una serie di situazioni, più frequentemente si tratta di luoghi affollati, spazi aperti, autobus, treni, spazi chiusi e posti lontani da casa o dove comunque è difficile ottenere aiuto. “Vorrei prendere l’autobus, ma ho paura”, è un esempio di considerazione che la persona può fare nel momento in cui vive queste difficoltà.
L’evitamento è dovuto principalmente a tre ragioni:
- La persona evita la situazione perché crede che causi i suoi attacchi.
- La persona evita la situazione per paura delle conseguenze sociali che potrebbe avere con attacco di panico.
- La persona evita le situazioni dove avere un attacco di panico potrebbe essere pericoloso.
Ogni volta che chi soffre del disturbo di panico si avvicina a una delle situazioni temute, sente l’aumentare dell’ansia. Se la evita del tutto o in parte, prova una diminuzione dell’ansia che lo convince che l’evitamento (la fuga) è stato ragionevole, ma ciò fa sì che la paura della situazione in futuro aumenti.
L’evitamento non risulta essere così funzionale alla risoluzione del problema perché limita di provare ansia e scoprire allo tesso tempo che questa non porta alla catastrofe.
Se la risposta consiste nel programmare la propria vita sempre più in funzione dell’evitamento, del tentativo di controllo, insomma della lotta contro l’ansia e gli attacchi di panico, si determinano le condizioni perché il disturbo si manifesti.
Il trattamento cognitivo comportamentale del disturbo di panico si propone di rompere l’associazione fra attacchi e situazioni temute.
Attraverso la tecnica dell’esposizione graduale e strumenti di gestione dell’ansia è possibile imparare a padroneggiare le situazioni temute, dalle meno gravi a quelle che suscitano maggiore ansia.
L’esposizione è il contrario dell’evitamento e consente di distogliere le nostre energie dalla lotta inutile e dannosa contro l’ansia. Possiamo così impegnarci per ciò che è veramente importante per noi, assumendo un atteggiamento di accettazione della nostra realtà interna.