Emergenza Covid-19 e Relazioni Disfunzionali
Il Rischio dentro l’Emergenza: le relazioni e il COVID-19
La situazione sanitaria del nostro paese, più in generale del mondo, sta colpendo inesorabilmente moltissime vite umane, intere comunità interi nuclei familiari…tutti “sistemi” costituiti dal singolo, che si ritrova a doversi adattare ad un cambiamento significativo nella gestione della propria quotidianità, della propria affettività ma anche delle proprie relazioni interpersonali.
Sino a pochi giorni orsono, nessuno avrebbe mai pensato di dover sottostare a limitazioni così restrittive della propria libertà di scelta anche sul piano affettivo-relazionale, pensando di avere la piena gestione della sua vita quotidiana: “scelgo io con chi trascorrere il mio tempo e come trascorrerlo”.
Ad oggi i nuclei familiari, o più in generale le piccole comunità di persone all’interno delle abitazioni, si trovano ad affrontare contro la loro volontà, le più svariate dinamiche:
- quelle conflittuali
- quelle disfunzionali basate su schemi alimentari
- quelle maltrattanti/violente
- quelle abusanti
- quelle caratterizzate da un ipercontrollo e da nuclei ipocondriaci
- etc…
Tutte queste dinamiche, risultano allo stato attuale oggetto di un elevato rischio di scompenso che potrebbe generare malfunzionamento e malessere individuale, che si riflettono sulle nostre capacità di recupero in situazioni stressanti (resilience) e più in generale sulle nostre abilità di “coping” (capacità di fronteggiamento in situazioni problematiche) che normalmente hanno funzionato, proteggendoci da situazioni percepite come pericolose e/o minacciose.
Consideriamo 3 marco categorie di coping:
- Evitamento (avoidance)
- Resa (sourrender)
- Ipercompensazione
Nell’Evitamento cerchiamo di evitare (a livello emotivo, cognitivo e comportamentale) di entrare in contatto con i nostri schemi disfunzionali alla base della sofferenza che si genera nella situazione stressante.
Nella Resa, ci arrendiamo ai nostri Schemi Maladattivi Precoci accettandoli come veri ed agendo in modo da confermarli.
Nell’Ipercompensazione ci comportiamo in modo diametralmente opposto a quanto predetto dallo schema in modo da evitare in innnescarlo.
La sofferenza provata in un momento così delicato e complesso ci porta ad affrontare relazioni disfunzionali e/o problematiche all’interno dell’ambiente domestico. Il dolore che proviamo è caratterizzato dall’attivazione di uno o più Schemi Precoci Maladattivi (SMP, che saranno oggetto del prossimo articolo), che in un momento di così elevata suggestionabilità individuale e di massa, non riescono più ad essere gestiti dalle strategie poste in essere sino ad ora (evitamento, resa, ipercompensaizone) che ci hanno protetti da una sofferenza troppo profonda.
Per affrontare un momento così delicato (e sicuramente non di breve durate) del cambiamento in essere occorre prima di tutto “accettarlo”.
L’accettazione consente di individuare con maggiore chiarezza le qualità e le risorse presenti in ognuno di noi. Le nostre risorse possono essere utilizzate su più livelli della relazione: qualora sul piano emotivo è difficile entrare in contatto con qualcuno che genera in noi rabbia o tristezza ad esempio, è utile dare priorità al nostro sistema “di pensiero”, alla nostra capacità di pensare all’altro indipendentemente da quanto ci abbia fatto del male, valutandone i limiti e le risorse proprio come facciamo per noi stessi.
La sofferenza percepita, dunque, risulterebbe oggetto di una esperienza emotiva totalmente “soggettiva”, che a quel punto potremmo affrontare, gestire, finanche “elaborare” solamente grazie alla capacità di prenderci cura dei nostri bisogni.
Il complesso percorso di cura della propria sofferenza origina dunque, anzitutto, dall’accettazione di essa e poi, dall’individuazione dei nostri Schemi Maladattivi Precoci, definiti da Jeffrey Young come: “un tema o un aspetto generale e pervasivo”. Essi comprendono ricordi, emozioni e cognizioni. E’ importante ricordare le prime esperienze emotive significative vissute durante l’infanzia per poter dare vita ad un percorso di gestione della propria sofferenza. Una sofferenza che in questo momento appare ulteriormente blindata da un contesto di vita sul quale la nostra libertà di azione è stata ridotta al minimo. La nostra libertà di azione non ha nulla a che vedere con la nostra libertà di “percezione”.
Percepire le relazioni in maniera differente ci aiuta nella gestione della sofferenza, della frustrazione finanche della rabbia connessa a dinamiche disfunzionali, di qualsiasi tipo esse siano, proteggendoci da rischi maggiori.
Psicologa, Psicoterapeuta
Terapeuta Schema Therapy